04 marzo 2021 #CileDiverso

Viaggiare nel mondo con il vino, non serve il passaporto

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La scena di apertura del mio prossimo libro di viaggio si riferisce a uno dei primi viaggi che ho fatto da adulta: il Cile. Mia sorella si era presa un anno di pausa dalle lezioni nel Wisconsin per andare a insegnare inglese a Santiago. Cogliendo l'occasione, convinsi mio padre e mia sorella minore a raggiungermi lì. Seduti intorno a un tavolo, bevendo birra locale, tracciammo un itinerario su una mappa di carta. Saremmo andati a San Pedro de Atacama, nel nord, avremmo attraversato in jeep il deserto che ha ispirato Dalì, saremmo andati in Bolivia per fotografare le saline e poi avremmo attraversato il lago Titicaca fino al Perù. Avremmo percorso il Sentiero Inca fino alla Porta del Cielo fuori Machu Picchu per vedere l'alba il giorno del 60° compleanno di mio padre. Ma prima dovevamo bere del vino cileno.

Abbiamo trascorso un pomeriggio su un autobus locale per visitare i vigneti fuori città. La nostra ultima tappa è stata Casillero del Diablo, dove abbiamo bevuto Cabernet Sauvignon in un cortile illuminato. Con i denti macchiati di rosso e qualche macchia sulle camicie, tornammo in città per la cena. Quella serata spicca tra i miei tanti ricordi di degustazione di vini all'estero. All'epoca studiavo legge e non sapevo ancora cosa mi avrebbe riservato la vita futura, ma quel giorno iniziò il mio fascino per i viaggi e il vino.

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Immagine del Cile