Considerato uno dei trattati più importanti nell'ambito delle azioni internazionali per combattere la crisi climatica, l'Accordo di Parigi è riuscito per la prima volta a impegnare quasi tutti i paesi del mondo nella causa comune di contenere l'aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2ºC entro la fine del secolo. Uno degli Stati impegnati è stato il Cile, che, dopo aver firmato l'accordo nel 2017, ha promosso diverse azioni nel tentativo di contribuire a questo obiettivo comune. Di seguito sono riportate alcune delle azioni che il nostro Paese ha promosso nell'ambito dell'Accordo di Parigi.
Legge quadro sui cambiamenti climatici
Il 13 giugno 2022 è entrata in vigore la Legge Quadro sui Cambiamenti Climatici, un regolamento storico che stabilisce l'obiettivo di rendere il Cile carbon neutral e resiliente ai cambiamenti climatici al più tardi entro il 2050, data che potrebbe anche essere anticipata se le circostanze lo permetteranno, in quanto sarà rivista ogni cinque anni. Inoltre, per affrontare il cambiamento climatico, prevede azioni concrete per 17 ministeri.
In questo modo, il nostro Paese è diventato il primo Paese in via di sviluppo a sottoscrivere per legge la neutralità carbonica, un'azione che trasforma le politiche ambientali in una questione di Stato, impegnando i futuri governi in questa causa.
Proteggere gli oceani: i polmoni del pianeta
Mentre spesso si pensa che vaste aree forestali, come l'Amazzonia, siano le principali responsabili della produzione di ossigeno, questo non è del tutto corretto. Sebbene siano fondamentali per il pianeta, il 50% dell'ossigeno che respiriamo è prodotto dagli oceani. Con 10 parchi e 5 riserve marine, oggi il Cile si posiziona come il paese della regione con la più grande area marina protetta, che si traduce in 6.435 km di costa e circa 1.500.000 km2 di aree marine protette. Un'azione che ci è valsa il riconoscimento della comunità internazionale, anche per essere uno degli Stati firmatari dell'Agenda 2030 che ha dimostrato la maggiore compliance in questo ambito.
La COP27 e l'impegno per affrontare la crisi climatica
Nell'ambito della 27a Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2022 (COP27), la ministra dell'Ambiente, Maisa Rojas, ha presentato un'estensione del contributo determinato a livello nazionale (NDC) annunciato dal Cile nel 2020. L'annuncio dell'epoca prevedeva 17 obiettivi e 169 traguardi, con i quali il Cile si impegnava a ridurre le emissioni di CO2, oltre alla creazione di un "bilancio di carbonio" di 1.100 Mt e a raggiungere un picco massimo di emissioni. La nuova estensione prevede l'aumento delle aree protette del Paese di oltre un milione di ettari, oltre a invertire la tendenza alla crescita delle emissioni nazionali di metano entro il 2025.
Il Cile come sensore del cambiamento climatico
Sebbene il nostro paese non sia tra quelli con il maggiore impatto sull'aumento del cambiamento climatico sul pianeta, le nostre caratteristiche geografiche ci rendono altamente vulnerabili alle conseguenze del fenomeno, con conseguenze che vanno dalla crisi idrica, all'aumento delle temperature, allo scioglimento dei ghiacciai, tra gli altri.
Questa sensibilità fa sì che oggi il nostro Paese sia lo scenario ideale per monitorare gli effetti che questa crisi sta provocando sull'ambiente, per questo il Ministero della Scienza e della Tecnologia, insieme ai Ministeri dell'Ambiente e degli Affari Esteri, ha lanciato nel 2022 l'Osservatorio sui Cambiamenti Climatici (OCC), una rete integrata con più di 30 set di dati estratti da stazioni di monitoraggio di diverse istituzioni pubbliche e private, spaziando dal deserto, alle valli centrali, alle montagne, alle foreste demaniali, alla Patagonia e al territorio antartico. Attualmente le informazioni raccolte da questa rete di sensori sono aperte e includono informazioni standardizzate su acqua, oceani, atmosfera e criosfera, tra gli altri argomenti, che sono disponibili su occ.minciencia.gob.cl.