Per far fronte ai cambiamenti climatici e alle esigenze del futuro, le aziende vinicole cilene hanno adottato pratiche come l'agricoltura rigenerativa e circolare. Ciò consente di ridurre l'impronta di carbonio e l'uso di acqua, senza sacrificare la qualità delle uve.
L'industria vinicola cilena è attualmente uno dei settori più importanti del Paese, in quanto contribuisce allo 0,5% del prodotto interno lordo (PIL) e fa del Cile il quarto produttore mondiale di vino. È anche un'industria che, negli ultimi anni, ha saputo incorporare il rispetto per l'ambiente nel suo modello produttivo, compiendo sforzi significativi verso l'innovazione e la sostenibilità.
Nell'ambito della collaborazione tra la Fundación Imagen de Chile e Wines of Chile, abbiamo visitato, insieme alla stampa internazionale, alcuni dei vigneti della sesta regione che esemplificano questo sforzo di cura dell'ambiente.
Tecniche di pascolo e vermicoltura
Di fronte a uno scenario climatico sempre più avverso, che fa sì che eventi come la siccità diventino fenomeni comuni, qualche anno fa Viña Montes ha deciso di iniziare ad adattare le sue viti a livelli di irrigazione più bassi, in un progetto chiamato "Agricoltura secca sostenibile". Esponendo le viti a basse quantità d'acqua, che dipendono principalmente dalla pioggia, sono state in grado di prepararle a sopravvivere a periodi di siccità. Questo ha permesso di ottimizzare la quantità di acqua utilizzata per l'irrigazione, riducendola del 65%.
La necessità di riutilizzare l'acqua ha portato anche ad adottare un sistema di "filtro a vermi", una tecnica che utilizza batteri e lombrichi per eliminare i contaminanti dai rifiuti industriali liquidi. L'acqua decontaminata può così essere utilizzata per l'irrigazione e l'humus che ne deriva può essere utilizzato come fertilizzante per le viti.
L'uso della vermicoltura si è diffuso in altre aziende vinicole come Viña La Playa, che ora utilizza questa tecnica sia nei suoi vigneti che nel suo hotel. Per evitare l'uso di diserbanti chimici, La Playa utilizza anche una tecnica di pascolo con circa 600 pecore, che consente di controllare la crescita delle erbe infestanti e, allo stesso tempo, di incorporare materia organica sotto forma di letame, rigenerando il suolo e catturando CO2.
Tra le principali iniziative ambientali che Viña La Playa sta promuovendo c'è la protezione delle coste cilene. Dal 2020 è membro dell'1% for the Planet, un'iniziativa che prevede la donazione di una parte del proprio reddito per la conservazione della costa di Pichilemu. È il primo vigneto in America Latina ad aver aderito a questa iniziativa.
Pannelli solari e architettura sostenibile
Numerosi settori industriali stanno adottando sempre più azioni per ridurre la propria impronta di carbonio. Viña Cono Sur, di Chimbarongo, segue questa tendenza. Dal 2007, il vigneto compensa tutte le emissioni associate al trasporto dei suoi vini verso i mercati di destinazione, diventando la prima cantina al mondo a ottenere la certificazione Carbon Neutral Delivery.
Nell'ambito delle tecniche di agricoltura rigenerativa, Cono Sur si avvale di oche e corridoi biologici, piantati con specie autoctone coltivate nelle proprie serre, per controllare insetti e parassiti e arricchire i terreni. Dispone inoltre di un impianto fotovoltaico che ha permesso di ridurre il consumo energetico di oltre il 30%. L'83% dei vigneti è ora alimentato da pannelli solari.
A 64 chilometri da Cono Sur, a San Vicente de Tagua Tagua nella Valle del Millahue, si trova Viña VIK, la terza migliore al mondo secondo la World's Best Vineyards 2023. Oltre a distinguersi per i suoi vini ultra-premium e per il suo hotel di lusso, il vigneto applica oggi elevati standard di sostenibilità.
Un esempio è la vendemmia notturna, effettuata a mano. Questo si traduce in una riduzione del consumo di energia che altrimenti sarebbe necessaria per raffreddare le uve, ottimizzando il processo di vinificazione. Inoltre, il vigneto dispone di una cantina con vasche riflettenti che raffreddano naturalmente la sala delle botti, parte della loro architettura sostenibile.
Nella ricerca di creare vini con un sigillo di origine, privi di interventi, il vigneto ha anche deciso di produrre le proprie botti secondo il concetto di "Barroir". Le botti sono realizzate con doghe importate dalla Francia, ma tostate con rovere cileno raccolto dal suolo della foresta di Millahue. Questo conferisce al vino il sapore autentico della terra cilena.
Si tratta di una serie di impegni a lungo termine che dimostrano come i vigneti cileni guardino a un futuro pulito e sostenibile.